Dove era Tommaso in quella sera della risurrezione di Cristo? Non ci è lecito pensare a lui come a qualcuno che aveva abbandonato la comunità; anzi forse era il più coraggioso: mentre gli altri se ne stavano chiusi per timore dei Giudei, lui era tranquillamente in giro. In ogni caso, non è con loro e questo gli impedisce di fare l’esperienza di Gesù risorto, esperienza legata indissolubilmente alla comunità che Cristo ha scelto per permanere nella storia.
Al suo ritorno Tommaso viene investito della gioia grande dei suoi amici di avventura, ma lui ha bisogno di vedere, di toccare quei segni che provavano la morte di Gesù.
A questo desiderio Cristo non si sottrae e torna a trovare i discepoli otto giorni dopo, nel giorno memoriale della Pasqua; ama Tommaso e per questo lo chiama. Lo invita a toccare quei segni dell’amore infinito. Il Vangelo non ci dice se Tommaso abbia toccato o meno quelle ferite che sono per lui feritoie verso il cuore di Dio. Il Vangelo ci dice soltanto di questa semplice e meravigliosa professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!”. Tommaso è un po’ il santo protettore di tutti noi: ci doni perciò il suo ardore nel riconoscere nell’Uomo trafitto il Dio della speranza.